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L'Intelligenza Artificiale non ci ruberà il lavoro: sfatiamo alcuni (falsi) miti

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L'evoluzione tecnologica nell'era digitale ha raggiunto una velocità esorbitante, sorprendendo il mondo coi suoi progressi. Non mancano, però, le contraddizioni né le paure che un eccesso di tecnologia, o un suo errato utilizzo, si porta appresso.

L'Intelligenza Artificiale→ è per molti un tema ancora misterioso, se non dire spaventoso. L'idea di una tecnologia  umanizzata fa pensare che un giorno questa ci potrebbe sostituire, soprattutto nel lavoro. 

Ma non è così: la convinzione che l'Intelligenza Artificiale ci ruberà il lavoro è un falso mito che è ora di sfatare, e che parte da un'idea stessa di IA fuorviata. Sono tre gli assunti che smentiscono questi miti:

  1. La tecnologia crea sempre nuove professionalità
  2. Per creare una tecnologia (quindi anche l'IA) servono persone
  3. L'Intelligenza Artificiale non ha coscienza propria, è "solo" molto brava a imitare quella umana

 

L'idea di una tecnologia al fianco delle persone 

L'uomo è di indole pigra, lo sapevi? Eppure è proprio la pigrizia che ci ha resi così creativi. Le più grandi innovazioni della storia nascono così: dal desiderio di trovare un modo facile e non faticoso per fare le cose.

Tutta la tecnologia nasce da questi presupposti: dalle auto che hanno consentito lunghissimi spostamenti che richiedevano anni a piedi agli elettrodomestici che permettono di pulire con poca fatica; dai telefoni che consentono di parlarsi a distanza ai telecomandi che ci evitano di alzarci di continuo per cambiare canale. E si potrebbe andare avanti per ore,

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Insomma, la tecnologia (una sana tecnologia) non viene mai creata per sopprimere un ruolo dell'uomo, bensì per renderglielo più agevole, affinché egli possa dedicarvisi in modo più facile – o possa permettersi di dedicarsi ad altro. 

Un po' come oggigiorno, quando non ci dobbiamo preoccupare di ripulire tutto in continuazione perché esistono gli elettrodomestici, e abbiamo più tempo per noi. 

 

Il mito del lavoro rubato

L'avversione che alcuni registrano nei confronti del progresso nasce dal timore di diventare sostituibili, inutili, datati. Potremmo dire che l'origine sta nella paura di non servire più, perché il nostro ruolo non sarà utile più a nessuno in quanto svolto dalla tecnologia. 

Certo, in questo pensiero c'è un piccolo fondo di verità. I mestieri spariscono, perché con l'avvento di nuove invenzioni non sono più necessari: sono stati, come spiegato prima, facilitati e semplificati. Oggi non c'è bisogno, per esempio, di dotarsi di uno scriba di corte o di un monaco amanuense. 

Eppure, ci si dimentica sempre di un particolare: una nuova tecnologia richiede una nuova professionalità. Se è vero che oggi non è più necessario un esperto in zoccoli per cavalli, è anche vero che sono indispensabili gli ingegneri e i costruttori di auto. 

In particolare, quando si parla di lavori legati alla tecnologia informatica, ci si dimentica spesso che moltissime figure professionali oggi richiestissime, 10 anni fa nemmeno esistevano.

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Quindi non è proprio vero che la tecnologia "ruba" il lavoro ma sarebbe più corretto dire che rende obsolete alcune professioni per crearne di nuove.

Non dobbiamo aver paura dell'avvento di una nuova tecnologia, magari diversa da ciò che sappiamo fare, bensì dell'immobilismo. Nessun mestiere sparisce all'improvviso, quindi avremo sempre il tempo di imparare qualcosa di nuovo, di aggiornarci, di esplorare – e nel frattempo di continuare a lavorare. 

Inoltre ricordiamo, e il caso dell'Intelligenza Artificiale ne è un palese esempio, che per sviluppare una tecnologia c'è sempre bisogno dell'uomo

 

Il mito della coscienza 

La seconda grande paura legata all'Intelligenza l'Intelligenza Artificiale è la convinzione che prima o poi questa acquisisca vita propria e prenda il sopravvento.

Il cinema ha cavalcato molto questo tema, contribuendo alla diffusione di una cultura tecnologica distante dalla realtà. Ma ricordiamo che l'IA non è un essere vivente né tantomeno è umano: ne sta soltanto imitando il comportamento con estrema somiglianza. 

E perché riesce a somigliare così tanto? Semplice: perché l'ha inventata un essere umano! Dobbiamo quindi rimuovere dai nostri sguardi la componente "impressionante" dell'IA. 

L'Intelligenza Artificiale è una nuova tecnologia, come lo è stata la scrittura, la ruota, la corrente. Ai nostri antenati la corrente elettrica faceva così paura che talvolta credevano fosse stregoneria. Oggi per noi è normalità, ma loro la vedevano proprio come noi rischiamo di vedere l'IA. 

E invece, l'IA è "solo" una nuova corrente, una nuova lampadina, una nuova torcia elettrica. Non è un'eccezione nella storia, non ci soppianterà e non prenderà possesso di tutti i nostri lavori. 

Potrebbe capitare che mandi in pensione qualche lavoro, certo, esattamente com'è accaduto in mille altri casi. Ma questo è solo il normale avanzamento della società umana. Per il resto, nasceranno nuovi mestieri per coloro che dovranno sviluppare le IA, e altri ancora per coloro che potranno usarle per fare cose che, in passato, nemmeno potevamo immaginare. 

Proprio come, mille anni fa, nessuno immaginava possibile riuscire a illuminare tutto il mondo con le luci elettriche, o parlarsi a cinquemila chilometri di distanza. Null'altro. 

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