Il mondo del lavoro è già cambiato radicalmente, e soprattutto continua a cambiare sempre più rapido.
Da questo assunto, confermato in numerose ricerche dell'Unione Europea, partono necessità impossibili da ignorare. L'emergenza pandemica ha tra l'altro accelerato questi processi – o, nel caso italiano, ha dato loro una spinta di cui c'era davvero bisogno: oggi è indispensabile avere nuove competenze digitali per lavorare in diversi settori (come la gestione documentale).
Nel dicembre 2006, l'Unione Europea rilascia un documento dedicato ai cittadini e ai lavoratori europei: contiene quelle che erano ritenute le competenze chiave per un apprendimento permanente->. E già in quell'anno vi include la competenza digitale (intesa al singolare, in senso generico e completo), fornendone una prima definizione.
La competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione (TSI) per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Essa è supportata da abilità di base nelle TIC: l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare informazioni, nonché per comunicare e partecipare a reti collaborative tramite Internet.
Per poter dire di avere buona competenza digitale non basta, quindi, saper usare un dispositivo informatico, o uno strumento in esso contenuto (come un software). Come il documento sottolinea qualche riga dopo, si presuppone una solida consapevolezza e conoscenza della natura, del ruolo e delle opportunità che il digitale ci offre. E questo vale ovunque: nella vita sociale, nel tempo libero, nell'apprendimento, nella ricerca, e naturalmente nel lavoro.
Il documento dell'UE indica anche alcune esatte abilità che compongono il senso generale di competenza digitale – e sono tutte ancora molto attuali. Sono incluse le capacità di:
Alcuni di questi concetti possono sembrare lontani dall'applicazione lavorativa, ma non è così. Come evidenziato dal World Economic Forum-> già anni fa, gli stessi settori lavorativi sono così in evoluzione, che bastano pochi anni per far comparire lavori che prima non esistevano (e farne scomparire altri, a causa dell'automazione). Questo cambiamento perpetuo ha un significato profondo, che proveremo a riassumere qui di seguito.
È vero, imparare un lavoro attualmente esistente (ad esempio, conoscendo gli strumenti che si usano per svolgerlo) è molto importante e utile. Ma ancor più utile è avere la competenza digitale "in assoluto" di cui parlava l'UE: solo con essa si potrà imparare, in modo automatico, qualsiasi naturale cambiamento che il mondo porrà di fronte. Arrivare a padroneggiare le capacità dell'elenco precedente è finalizzato proprio a questo: saper gestire qualunque evoluzione e novità, non solo una in particolare.
Questa evoluzione continua presta il fianco alla crescita dei lavori specializzati. Tra le figure più richieste (e non sempre ritrovate nelle candidature) possiamo già scoprire titoli come UX/UI Designer, specialisti di Back-end e Front-end, studiosi di Intelligenze Artificiali.
E non c'è bisogno di scavare in settori poco conosciuti: anche la gestione documentale->, un tempo tutta cartacea e archivistica, necessita di uno specialista molto esperto nell'ambito digital.
Come dimostrano anche le linee guida dell'AgID->, questo settore si è ampliato e informatizzato. Oggi sono necessarie competenze molto specifiche, di cui facciamo alcuni esempi con relativi approfondimenti:
Utilizzare strumenti sorpassati (o peggio, approssimativi) può causare non solo problemi interni ma anche noie legali, poiché la gestione documentale a norma è obbligatoria per legge. Per questo, oggi le aziende devono formare i propri addetti, partendo dalla competenza sui generis fino alle hard skills specifiche di settore.
E in mancanza di tempo possono ricorrere alle soluzioni esterne, come l'outsourcing-> e i software appositi->.