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Font, caratteri e type design: da Gutenberg a Microsoft

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Chat e social ne sono pieni. Muri e insegne ce li propongono ogni giorno. Di cosa parliamo? Dei font, i caratteri tipografici che compongono le parole che quotidianamente leggiamo ovunque: dai menu del ristorante, ai software, al packaging.

Persino in questo preciso istante ne stiamo facendo uso! 

I font, o le font, hanno una storia piena di fascino e un potere comunicativo unico. Ad esempio, lo sapevi che sono stati proprio i pionieri dell'informatica (Microsoft, Adobe, ecc...) a diffonderli in era moderna? E conosci la figura del type designer?

Ecco una breve storia del font (o la font) dalle origini della tipografia al type design che conosciamo oggi.

 

Le origini dei Font e della tipografia

All'alba della scrittura si usavano numerosi supporti: papiri, pergamene, legno, pietra. Ma avevano tutti in comune la difficoltà di produrre tante scritture singolarmente. Infatti alcune persone, come i monaci amanuensi, erano impiegate per fare solo quello. 

Così, nei secoli, ci si chiese come rendere più veloce e pratico il processo di scrittura. 

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Il primo innovatore fu l'inventore cinese Bi Sheng, che nel 1041 elaborò un sistema ad elementi mobili. I caratteri dell'alfabeto erano incisi in blocchetti di porcellana rinforzata nel fuoco: risultarono troppo fragili per usarli su larga scala, ma l'idea era quella giusta. 

A fine 1200 fu introdotto in Cina il legno, poi adoperato dagli xilografi in Italia; ed è del luglio 1377 il libro più antico mai stampato su caratteri mobili metallici. Si chiama Jikji, un testo sugli insegnamenti del buddismo che viene dalla Corea del Sud, oggi ancora ben conservato. 

In Occidente la vera svolta giunse dall'orafo tedesco Johannes Gutenberg, che mise insieme tutte le conoscenze dell'epoca e vi aggiunse un'idea: allineare i prismi di piombo con le lettere (detti tipi, da qui tipografia) in grosse matrici che componevano le pagine. La stampa divenne in serie, perché riprodurre più volte lo stesso libro era finalmente facile. 

Potendo stampare in serie si passò a definire i caratteri delle lettere. I grandi capostipiti sono in Italia: a Venezia fu inventato il corsivo (infatti in inglese si chiama italic), mentre a Parma fu creato il carattere Bodoni.

 

L'informatica e Microsoft per una rivoluzione del type design 

Nei diversi secoli – ma con grande abbondanza tra '800 e '900 – si sviluppano numerosi font ancora molto utilizzati (Helvetica, Futura, Gill Sans, Garamond). 

Ma la vera rivoluzione dei font arriva negli anni Ottanta, grazie al proliferare degli elaboratori elettronici, dei software e poi di internet. Le aziende informatiche iniziano a interessarsi al design dei caratteri perché... sviluppavano software, interfacce, giochi prodotti che richiedevano caratteri!

Adobe diventa il pioniera della cultura del type design mentre Beatstream è la prima a concentrarsi solo sui caratteri digitali.

Con il lancio di Windows, viene lanciato anche STAT (Systems Type and Text), il primo sistema di caratteri digitali nato dalla collaborazione di Microsoft e Beatstream che assunse poi il nome di Windows Accessory Group (WAG).  

Microsoft (così come altre aziende informatiche) comprende l'importanza dei font al punto da collaborare con i designer per creare specifici caratteri per ogni prodotto. 

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In tale contesto si afferma nel settore una figura ancora poco valorizzata e conosciuta, almeno nel nostro paese: il type designer. Poiché scrivere al pc è sempre più facile, non ci si interroga mai su come viene disegnato un carattere. Eppure la progettazione grafica di un font è estremamente complessa e ha un grande impatto sull'utente in termini di leggibilità, usabilità e comunicazione

 

 

Quanto parlano i Font: il loro uso nella comunicazione 

Un font non è solo un modo di rappresentare le lettere. Reca in sé un enorme potere comunicativo, e usarlo in modo corretto determina il successo o il fallimento di interi progetti. 

Innanzitutto parliamo di leggibilità. Ogni lettera dell'alfabeto ha un modello di base per la quale la riconosciamo; ad esempio, la A maiuscola è composta da due aste che si incontrano in alto, e un'asta orizzontale che le unisce nel mezzo. Più le lettere di un font sono simili i loro modelli di base, più il font risulterà leggibile, perché il cervello accomunerà prima i concetti. 

Ma è solo la punta dell'iceberg. Il modo in cui è disegnato un carattere "parla" in vari modi, comunicando ad esempio diversi stati d'animo. Un font dalle linee spezzate trasmette rigidità, durezza o importanza; uno dalle linee curve può parlare di relax, gioco, leggerezza o flessibilità; uno ricco di grazie suggerisce eleganza, raffinatezza, complessità o ricchezza. 

Per questo, la scelta del font per un progetto grafico o comunicativo deve tenere fortemente conto dei dettagli del progetto. Deve adattarsi all'obiettivo, al mood, ai colori, al target e anche al supporto dove sarà inserito. 

Ogni giorno le migliori aziende del mondo scelgono determinati font perché li ritengono adatti al loro scopo. Guardandosi intorno, analizzando le differenze tra i caratteri, si comprende quanto potere abbiano nel comunicare ciò che l'azienda voleva. 

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