Casa madre estera, PEC e fattura elettronica: rendere compliance normative e procedure

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Le aziende di grandi dimensioni hanno filiali in tutto il mondo, le quali spesso sono del tutto autonome dal punto di vista lavorativo. Ogni sede segue le regole e le normative del Paese in cui si trova, soprattutto per quanto riguarda la gestione del personale e la norme sulla sicurezza.

Dal punto di vista documentale, invece, c’è maggiore dipendenza dalla casa madre, a fronte del fatto che i documenti generano veri e propri flussi informativi.

La legislatura ha però notevoli differenze tra un paese e l’altro perciò capita che la sede centrale non riesca a far fronte alle normative italiane sulla gestione documentale.

Ne sono un esempio la Posta Elettronica Certificata e la Fattura Elettronica, entrambe poco comprese all’estero ma obbligatorie ormai da tempo nel nostro paese.

Come spiegare alla sede americana che bisogna emettere le fatture in formato XML UBL? Come convincere i dirigenti tedeschi a comunicare via PEC? Come garantire la perfetta compatibilità fra norme documentali?

 

Adattarsi alle normative italiane tra PEC, e-fatture e conservazione

Se una società con casa madre estera intende aprire una filiale in Italia, non si limita solo a depositare i relativi verbali e statuti presso notai e Registro delle Imprese. 

Tra il 2008 e il 2012 la Posta Elettronica Certificata→ e la Fatturazione Elettronica→ sono diventate obbligatorie per molti soggetti giuridici (PA, imprese in forma di società, professionisti iscritti agli albi, ditte individuali).

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Negli altri paesi, per quanto esistano degli alter ego, PEC ed e-fattura sono entità astratte, che non rientrano nella logica procedurale centrale. 

È quanto accadde alle filiali italiane delle compagnie assicurative nel 2015→, quando l’IVASS, l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, emanò un nuovo regolamento per semplificare i rapporti tra società, intermediari e clienti: tutti i documenti sarebbero dovuti viaggiare solamente via PEC.

Per le organizzazioni internazionali la gestione documentale può quindi risultare macchinosa, complice anche il fatto che l’Italia eccelle in quanto a burocrazia complessa. Difficile è trovare una giusta combinazione tra i processi centrali e i continui aggiornamenti delle normative. 

C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare: la tecnologia su cui si appoggiano PEC, Fattura Elettronica e sistemi di conservazione non è predisposta per integrarsi con i processi stranieri.

Come rendere compliance la gestione documentale evitando un “conflitto internazionale”?

 

Indipendenza, integrazione e customizzazione 

In una situazione di questo tipo il rispetto delle norme e le procedure aziendali devono viaggiare di pari passoRispettare la normativa è essenziale, ma anche assecondare la sede di riferimento. 

Poiché ogni azienda madre ha caratteristiche ed esigenze proprie e peculiari, un software (o servizio) generico non è in grado di allinearne la vasta varietà. La compatibilità tra i due universi (casa madre e normativa) può essere garantita solo con una procedura su misura, pensata per la singola circostanza. 

Solamente una soluzione personalizzata→, o, meglio, cucita addosso a quella situazione, può risolvere questa incompatibilità.

Tutto deve partire da un’analisi approfondita della singola azienda, delle sue esigenze, delle sue procedure. 

Solo in base ai risultati di questa analisi potrà essere sviluppato il software customizzato o il workflow adatto a risolvere quelle specifiche esigenze. Il vantaggio è proprio la capacità di trovare la strada unica nella gestione dei flussi lavorativi, un corretto compromesso tra gli elementi. 

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